Avvocati al lavoro per contrastare un’ordinanza epocale che ha messo in ginocchio scuola ed economia cittadina: proporzionalità del provvedimento e contrasto tra le valutazioni dei giudici le probabili leve giuridiche
TERAMO – E’ un popolo indignato, senza distinzioni di ruolo. Si va dai genitori, spaventati e confusi dallo ‘sfratto’ a mò di blitz anti camorra deciso dalla magistratura, al personale docente che si è trovato spiazzato a fronteggiare un’emergenza con il cuore rivolto alla cura dei propri studenti e al legame affettivo con un luogo che è molto di più di un posto di lavoro, ai dipendenti i cui svariati e indispensabili ruoli fanno del Convitto in particolare un unicum sotto il profilo formativo, un modello educativo che paradossalmente ne complica la ricerca di alternative fuori da quel contesto.
Indignati dall’essere stati cacciati dalla ‘loro’ scuola, da un simbolo che per migliaia di teramani, in quasi un secolo di vita, ha costituito luogo di emozioni, ricordi, amori, gioie e dolori, affetti, palestra di vita e chi più ne ha ne metta, come accade in quei nidi dove si cresce, che sono le scuole.
E allora assistiamo alla affannosa ricerca di un appiglio, di una motivazione, di un sentito dire, di una vox populi, del commento superficiale di qualche improvvisato attore non protagonista ma che vuole esserlo, che può offrire un’ancora di salvezza o, meglio, di speranza: che il grande portone del Palazzo del Delfico non si sia chiuso per sempre.
Al di là dei desiderata di chi invoca manifestazioni di piazza, bacchette magiche, dimissioni senza motivo e gogne pubbliche, l’unica strada è: stare al gioco e affrontare la questione sul piano giudiziario, quello sui l’ha portata il magistrato. Dunque, opposizione all’ordinanza di sequestro.
Due sono i ricorsi che la Provincia, attraverso il pool di legali coordinati dall’avvocatura dell’Ente, sta predisponendo entro i termini previsti dal codice di procedura penale. Uno diretto al pubblico ministero che ha richiesto e ottenuto il provvedimento di sequestro, l’altro per Cassazione, in quanto si tratta di un ricorso contro una decisione di un tribunale in composizione collegiale in funzione di giudice di appello cautelare reale. Secondo quanto ipotizzabile, le motivazioni dei ricorsi saranno ben solide e faranno leva da un lato sulla (non) proporzionalità del provvedimento, dall’altro sulla contraddizione delle decisioni tra il primo e il secondo giudice cautelare. Come noto, infatti, una prima richiesta di sequestro preventivo avanzato dal pm Davide Rosati era stato respinto dal gip del tribunale, al contrario di quanto fatto, di fronte alla reiterata richiesta, il tribunale in composizione collegiale. La parola dunque alla giurisprudenza, l’unica via che potrebbe riconsegnare la vita a una comunità scolastica e, indirettamente, a una grossa fetta del cuore di questa città.